I Gesuiti e le Tarantole

Il testo dimostra, in chiave storica e scientifica, come il fenomeno del tarantismo sia nato e si sia sviluppato nella città di Taranto da cui trae spunto la sua denominazione. E come l’attuale identificazione col Basso Salento quale patria di un fenomeno culturale che genera un enorme ritorno d’immagine sia frutto di un colossale equivoco storico. Di seguito, alcuni stralci delle note di copertina di questo eccezionale documento.

 

È possibile conciliare il peso dei contenuti culturali con la leggerezza della forma espositiva? Presentare argomenti di alta erudizione e di respiro enciclopedico con i toni colloquiali della divulgazione? Affrontare temi scientifici, tecnici, musicali rendendoli chiari, accessibili e – perché no – perfino divertenti? È questa la scommessa da cui nasce il volume I Gesuiti e le tarantole di Daniela Rota, pubblicato a fine maggio per i tipi della LIM (Libreria Musicale Italiana) di Lucca, la più importante casa editrice italiana del settore musicologico. Tra i molteplici motivi di interesse che la lettura del libro può offrire, v’è sicuramente la trascrizione degli otto più antichi esemplari di musiche usate a mo’ di antidoto contro il morso e il veleno della tarantola, remote progenitrici della futura tarantella d’autore e d’arte. Per i tarantini, poi, c’è la sorpresa di scoprire che nel ‘600, ai tempi dei padri gesuiti Kircher e Schott, il tarantismo non aveva ancora traslocato in quel di Galatina, ma era saldamente radicato nel territorio dal quale ha preso origine e nome.

 

Il tarantismo è stato, ed è tuttora, al centro di una vexata quaestio, autorevolmente dibattuta dalle angolazioni prospettiche più diverse (storica, musicologica, etnologica, antropologica, medica, psichiatrica) e variamente orientata verso le ipotesi esplicative più disparate (isterismo? latrodectismo? possessione? esorcismo? adorcismo? bovarismo?). Non rientra nelle nostre competenze e nelle nostre intenzioni accrescere di una nuova unità la già corposa bibliografia scientifica sull’argomento. Il presente volume vuole semmai offrire ai lettori comuni, come ai tarantologi militanti, la possibilità di consultare, in traduzione italiana, le pagine dedicate all’argomento, alla metà del XVII secolo, dai padri gesuiti Athanasius Kircher e Caspar Schott: fonti assolutamente imprescindibili, ma di non sempre facile reperibilità; puntualmente evocate, ma non sempre rispettosamente citate. Questi gli intenti e i contenuti del presente lavoro, da noi messi via via a punto e a fuoco in anni di studio della trattatistica di argomento musicale, di area gesuita e d’età barocca.