Don Peppino Grassi (1881-1953), sacerdote e Regio Ispettore di Monumenti e Scavi, è stato un autorevole storiografo martinese oltre che grande dialettologo ed esperto conoscitore d’arte. Tra i suoi lasciti culturali spiccano un dizionario martinese-italiano, scritti di dialettologia, filastrocche e poesia della tradizione martinese e questo eccezionale volume che narra le vicende storiche con particolare riferimento alla rivoluzione napoletana del 1799 che fece fiorire, in moltissimi centri dell’Italia Meridionale, gli Alberi della Libertà (a Martina il 6 febbraio) a simboleggiare il desiderio del popolo di affrancarsi dalla monarchia borbonica per abbracciare l’idea di una rivoluzione repubblicana, progressista e illuminista. In quell’occasione, Martina Franca si distinse per il coraggio e il tributo di sangue pagato alle truppe sanfediste che la misero a ferro e fuoco per ristabilire il primato realista. Nel libro, la nostra Città viene definita L’Atene di Puglia per il livello culturale altissimo raggiunto dai suoi intellettuali conosciuti nel Regno di Napoli e oltre e non tralascia aspetti solo apparentemente secondari delle nostre vicende storiche come nel capitolo I Locorotondesi. Vi si narrano le cruente e sanguinose incursioni a tradimento perpetrate da orde di saccheggiatori locorotondesi ai danni di masserie e pacifiche famiglie martinesi disseminate nell’agro. Quando i martinesi persero la pazienza e decisero di radere al suolo Locorotondo l’Arciprete Semeraro fece leva sul profondo sentimento religioso dei suoi concittadini convincendoli a risparmiare quegli odiati razziatori e prodigandosi per una trattativa di pace che fortunatamente si concretizzò.